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Mario Equicola - Perigynaecon

[di FERDINANDO MARFELLA] - Nella ricorrenza del cinquecentenario della morte dell'umanista alvitano Mario Equicola, vorrei proporre una sintesi di un articolo che ho scritto per l'Associazione Genesi APS di San Donato Val di Comino. Tale articolo esamina le vite di Isabella d'Este Gonzaga e Margherita Maloselli Cantelmo, due gentildonne del Rinascimento legate da un rapporto cortese di amicizia e corrispondenza letteraria. Isabella, marchesa di Mantova dal 1490, si distinse per il suo carisma, mecenatismo e abilità politica. Margherita, figlia di un notaio mantovano, sposò Sigismondo Cantelmo, figlio dell'ultimo Duca Cantelmo di Sora e Alvito, e fu attiva nella promozione culturale e nella difesa dell'emancipazione femminile.


Frontespizio dell'opera equicolana.
Frontespizio dell'opera equicolana.

Isabella fu una figura di riferimento nelle corti rinascimentali, collezionista d'arte e protagonista di un'intensa attività diplomatica. La sua corrispondenza, oggi conservata negli archivi, mostra la sua abilità nell'influenzare eventi politici e culturali. Partecipò a trattative segrete e utilizzò la sua rete di contatti per mantenere l'equilibrio di potere a Mantova.

Margherita sposò Sigismondo Cantelmo, uomo d'arme al servizio degli Este e dei Gonzaga. Nonostante la perdita dei feudi familiari, Sigismondo mantenne una posizione di prestigio grazie al sostegno di Isabella e alle ricchezze della moglie. La loro unione rafforzò i legami tra Mantova e Ferrara. Margherita si impegnò nel mecenatismo e nella promozione culturale, sostenendo artisti e umanisti, tra cui Mario Equicola.

Margherita e Isabella sostennero la pubblicazione di trattati a favore dell'emancipazione femminile. Tra questi, il "De mulieribus" di Mario Equicola, un'opera che sosteneva la piena uguaglianza intellettuale tra uomini e donne, confutando le teorie che consideravano il genere femminile inferiore. Equicola, con un approccio innovativo per l'epoca, analizzava testi filosofici e scientifici per dimostrare che le limitazioni imposte alle donne derivavano non da differenze naturali, ma da una mancanza di opportunità educative. L'opera, dedicata a Margherita Cantelmo, si collocava nella tradizione dei trattati pro-femminili del Rinascimento e contribuì a stimolare il dibattito sulla parità di genere nelle corti italiane.

Il rapporto tra Mario Equicola e Isabella d’Este si sviluppò nel contesto delle corti di Mantova e Ferrara, dove l’umanista trovò terreno fertile per la sua attività intellettuale. Equicola passò al servizio di Isabella nel 1507 grazie alle intercessioni del cardinale Ippolito d’Este e di Alfonso d’Este, dopo aver lavorato per i Cantelmo. A Mantova divenne un fidato consigliere della marchesa, occupandosi non solo di questioni letterarie ma anche diplomatiche. La sua cultura enciclopedica e il suo spirito innovativo si riflettevano nel "De mulieribus", opera che non solo difendeva la dignità femminile, ma rappresentava anche un omaggio alla stessa Isabella, esempio vivente di donna colta e politicamente influente.

Isabella d’Este apprezzava particolarmente l’intelligenza di Equicola e lo coinvolse in numerosi progetti culturali. Il loro rapporto fu basato su una reciproca stima: Isabella forniva protezione e sostegno economico all’umanista, mentre Equicola contribuiva alla diffusione della sua immagine di mecenate illuminata e promotrice della cultura umanistica. L’opera "De mulieribus" si inserisce in questo contesto, celebrando la figura della donna come detentrice di qualità pari a quelle degli uomini e sostenendo la necessità di un’istruzione adeguata alle donne di alto rango.

Durante l'assenza del marito Francesco II Gonzaga, Isabella resse il marchesato con abilità strategica. Fu coinvolta in intrighi di corte, gestì relazioni diplomatiche e utilizzò la sua influenza per proteggere Mantova. Il suo confronto con Lucrezia Borgia e la sua rete di informatrici, tra cui Margherita, evidenziano il ruolo attivo delle donne nel potere rinascimentale.

Isabella e Margherita finanziarono opere religiose e artisti, contribuendo alla crescita culturale di Mantova. In un periodo di crisi morale della Chiesa, il loro sostegno all'arte sacra e ai monasteri evidenziò il legame tra politica, fede e cultura. Isabella acquistò persino una berretta cardinalizia per il figlio Ercole per rafforzare l'influenza familiare in ambito ecclesiastico.

Il mio articolo offre un ritratto dettagliato di due donne straordinarie che, attraverso la cultura, la diplomazia e il mecenatismo, influenzarono il panorama politico e artistico del Rinascimento. Isabella d'Este e Margherita Maloselli furono protagoniste di un'epoca in cui l'intelligenza e il carisma femminile poterono emergere e lasciare un segno indelebile nella storia.



RIFERIMENTO:


Ferdinando Marfella, "Storie di Gentildonne del Rinascimento: Isabella d'Este Gonzaga e Margherita Maloselli Cantelmo", 𝘿𝙤𝙣𝙣𝙚 𝙨𝙪𝙡𝙡𝙖 𝙡𝙞𝙣𝙚𝙖 𝙙𝙚𝙡 𝙩𝙚𝙢𝙥𝙤, vol. 2, pp. 57-segg., ed. Genesi APS, 2021.

 

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